Benvenuti a “Storie e Curiosità Notturne dell’Architettura”, il podcast che esplora il lato affascinante e misterioso del mondo dell’architettura. In questa puntata speciale, mettiamo in luce il contributo straordinario delle donne nel campo dell’architettura.

Ci immergeremo nella vita e nel lavoro di Plautilla Bricci, una figura rivoluzionaria e pioniera. Plautilla Bricci è stata la prima architetta riconosciuta nella storia dell’Occidente, sfidando i limiti sociali e le convenzioni dell’epoca.

Esploreremo i suoi progetti innovativi, la sua visione artistica e le sfide che ha affrontato nel perseguire la sua passione per l’architettura in un mondo dominato dagli uomini. Scopriremo come le sue creazioni abbiano lasciato un’impronta indelebile nel panorama architettonico, ridefinendo i confini del possibile.

Attraverso interviste, testimonianze e ricerche approfondite, sveleremo i dettagli di questo straordinario percorso professionale e personale. Plautilla Bricci sarà portata alla luce, aprendo nuovi orizzonti sul ruolo delle donne nell’architettura e nella società.

Unisciti a noi in questa affascinante esplorazione notturna, mentre sveliamo la storia di Plautilla Bricci e celebriamo le donne che hanno segnato indelebilmente il mondo dell’architettura. Una puntata che ispirerà, informerà e lascerà un’impronta duratura nella tua mente.

Non perdere “Storie e Curiosità Notturne dell’Architettura”, un podcast che ti porterà nel cuore di straordinarie storie architettoniche, illuminando l’oscurità della notte con fascino e conoscenza.

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Ciao, sono Daniele, sono un architetto e questo è il podcast.

Storie e curiosità notturne sull’architettura.

Innanzitutto voglio ringraziare tutti coloro come te che stanno seguendo questo podcast, è veramente gratificante scoprire che più di 1300 persone, dopo un paio di mesi di pubblicazione, abbiano trovato interessante i miei soliloqui notturni.

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Vi fa estremamente piacere ed è una spinta nel continuare a produrre storie sull’architettura, sul design, su tutto ciò che ci circonda.

Per poter dare una interpretazione alla nostra realtà, oggi parliamo di femminismo del MIT, tu del 1600 voglio presentarvi la mitica Plautilla Bricci, nata il 13 agosto del 1616 a Roma, è morta nel 13 dicembre.

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Nel 1705 Plautilla era una.

Non straordina.

Storia purtroppo di lei non esiste un ritratto ufficiale e ci è difficile immaginare una donna del 600 e di mestiere era una pittrice e fin qui ci siamo, ma soprattutto architettrice questo termine fu coniato proprio nel 1600 per indicare la prima donna architetta ora in passato, nel 1500, c’erano.

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Sicuramente state delle nobildonne che avevano curato il restauro del loro feudo, del loro palazzo, della loro casa nobiliare Riarredato Riadattandolo, ma nessuna di queste era una professionista.

Infatti la nostra mitica plautilla era di mestiere.

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Una pittrice è un architettrice, cosa assai rara in quegli anni.

E presubilmente possiamo affermare che fu la prima architetta dell’epoca.

Moderna, ovverosia dal Medioevo in poi.

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Ma possiamo dire dalla nascita dell’uomo in poi nell’Occidente ad aver assunto la professione di architetto.

Sicuramente fare l’architetto in quegli anni implicava conoscenze di statica tecnica delle costruzioni, di prospettiva, di disegno che erano difficilmente accessibili alle donne che fondamentalmente si trovavano di fronte a due scelte.

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O diventare la moglie di un nobiluomo e quindi vivere la sua ombra e nella sua casa, oppure dedicarsi alla carriera religiosa e quindi diventare suora?

Anche in questi ambiti potevano ricoprire ruoli di primaria importanza nella vita sociale di quegli anni.

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Ma un’altro fattore che impediva alle donne di poter, diciamo, realizzare delle abitazioni, progettare dei palazzi degli edifici era anche che dovevano avere a che fare con delle.

Ma è stronze?

Al 99,99% maschili che queste difficilmente sarebbero state assoggettate a delle direttive provenienti da una donna, una cosa molto particolare che anche oggi tutte le costruzioni, dalle singole case ai grattacieli nel 99,9% sono realizzati da maestranze maschili.

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Fortunatamente in America, in una collezione privata c’è un quadro.

Nel 1650, 60 circa rappresentante una donna buffamente questo quadro venne attribuito, il soggetto venne attribuito a un maschio, sebben sia evidente che c’è una donna rappresentata, ma gli americani diciamo, hanno una sensibilità leggermente diversa su queste tematiche.

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Si presume che questo sia probabilmente un ritratto della nostra plautilla.

Pecci, che ha in mano un compasso, un foglio di carta dove si evidenzia un progetto ed è vestita in maniera elegante ma sobria perché lei non era una nobildonna, non aveva il sangue blu, era una semplice donna e dico semplice, tra virgolette, perché comunque era figlia di un uomo ben introdotto nella negli ambienti culturali romani del 600, ma di certo non aveva.

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Titoli nobiliari e rendite che potessero mantenere e dedicarsi quindi all’architettura come fosse un hobby o una passione, un divertissment plautilla non era questo, era una donna, una protofemminista.

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Possiamo dire che in quegli anni, assieme ad altre donne straordinarie, riuscì a rivoluzionare la cultura di quell’epoca.

Plautilla era figlia di Giovanni Bricci detto Il Briccio.

Costui?

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Era un pittore ben introdotto nella cultura seicentesca romana e conoscente di tantissime persone influenti.

Fu lui quindi a insegnare i rudimenti della pittura a plautilla e fu sempre lui a dargli il primo incarico, che è quella di disegnare un’icona.

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Un quadro classico intitolato Madonna col bimbo, che si può ancora vedere nella chiesa di Santa Maria.

Di montesanto aveva circa 24 anni, anno più anno meno.

Quando disegno questo enorme quadro il quadro non è bello in sé, non ha nulla di particolare, è un classica riproduzione del bambino e della Madonna, ma questo quadro fu importantissimo per lanciare la carriera della nostra eroina.

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Infatti si narra una leggenda in cui lei.

Dopo aver disegnato il busto della Madonna e parte del Bambin Gesù, presa dalla stanchezza e fosse dallo sconforto di realizzare questa sua prima opera richiesta da un committente e quindi diciamo che era il suo inizio della sua carriera come professionista delle arti.

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Dicevamo, presa dallo sconforto, decise di riposarsi, di staccare dall’esecuzione di questo quadro e lasciar passar la notte e riposarsi.

Qui avvenne il miracolo, miracolo che la pose al centro dell’attenzione romana.

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Lei era una donna molto devota, devotamente autentica, ma era ovviamente anche un’artista alle prime armi, ma era destinata a vivere in odore di santità.

In effetti, quando lei andò a dormire per riposarsi dallo sforzo di della realizzazione di questo quadro, la Madonna in persona terminò il quadro disegnando il suo volto.

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Ed ecco che questa mirabile operazione di marketing fatta dal clero o da altre persone non è chiara da dove nasca questa leggenda, ma è chiara la sua funzione marchettara di attirare l’attenzione su una minuscola chiesa di una minuscola opera per invogliare i pellegrini a visitarla e quindi trarne poi un futuro profitto.

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È chiaro che questo esordio così miracoloso pose la nostra Plautilla.

L’attenzione di personaggi molto importanti, infatti, riuscì a conoscere l’abate elpidio Benedetti, servitore prima del cardinale Mazzarino e poi del Primo ministro di Luigi, quattordicesimo in Francia.

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Quindi una figura chiave nera nelle relazioni tra il papato e la monarchia francese.

Nacque così un sodalizio con Benedetti, che fu decisivo per la sua carriera.

Perché potete cimentarsi nella realizzazione di pale d’altare ed altri apparati decorativi tipici delle chiese di quell’epoca.

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Elpidio Benedetti, inoltre, era anche in stretto rapporto con alcuni dei più famosi maestri dell’epoca come Bernini, Pietro da Cortona, Andrea Sacchi, Grimaldi, Romanelli.

Insomma, era veramente ammanicato a questa persona e plautilla era nel posto giusto al momento giusto.

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Col miracolo giusto?

Ed ecco che grazie a questa prima opera miracolosa, che ovviamente riverbera tra le parole dei popolani e dei nobili romani di quegli anni, perché oltre a essere stata lei il tramite della Madonna per cui ha completato il dipinto, questo dipinto poi ha prodotto ovviamente degli altri miracoli, come la guarigione di una monaca, come la deviazione dei proiettili sparati a un capitano.

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E come la protezione dalla peste che si spargeva a Roma in quegli anni e ha evitato appunto la Chiesa e il convento a vicino, che non ne fosse più colpito dalla terribile pestilenza.

Ovviamente questa nomea di donna.

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Quasi Santa l’ha portata a produrre, entrare nel mondo della professione di pittrice, producendo una quantità innumerevole di dipinti a sfondo religioso che avevano un ricco mercato in quegli anni e così facendo, riuscendo a mantenersi dell’arte, poté anche studiare e sviluppare altre competenze, come quella della prospettiva, come quella dell’architettura, come quella dei.

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Materiali come quella delle scenografie, come quella delle pale d’altare.

Insomma, grazie a queste committenze continue, lei non solo è diventata una pittrice professionista, ma ha avuto la possibilità di frequentare studiare altre arti applicate e, non ultima ovviamente l’architettura.

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Ed ecco che plautilla donna Intelligentissima ha a uncerto.in questa prima fase.

Della sua carriera decide di dichiararsi donna casta, ovvero fa voto di castità.

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Ora noi potremmo pensare che fare voto di castità sia per noi un atto un po a un sopruso per la donna impedirgli di avere una vita sentimentale, nonché anche sessuale, è un po inconcepibile perché i maschi, suoi colleghi architetti e pittori, non facevano voto di castità.

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Ma potremmo pensare in maniera errata che la società imponesse alle donne, invece di far voto di castità, in realtà plautilla, come detto prima, donna intelligentissima.

Utilizzo questa scappatoia della castità per vivere in piena libertà, ovviamente nella libertà permessa del 1600 e dalla società di quegli anni, ma con il voto di castità lei divenne una donna libera.

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Perché non fu obbligata a sposare un uomo e quindi vivere all’interno della casa o della dell’abitazione di questo nobiluomo, oppure l’alternativa era rinchiudersi all’interno di un convento e quindi isolarsi rispetto all’ambiente culturale romano con la sua dichiarazione di voler essere diventare mantenersi una donna casta, quindi non doveva più necessariamente coltivare una delle due strade?

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Riservata a tutte le donne contemporanee a lei.

Ed ecco che donna, casta uguale donna libera poteva svolgere liberamente la sua attività senza né doversi sposare, senza né doversi rinchiudere in un convento.

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È un vero scacco matto alle convenzioni sociali di quegli anni.

Quindi ecco che oltre alla figura molto importante di suo padre, detto il briccio, subentra un’altra persona, un molto affine.

Intellettualmente e culturalmente a alla nostra plautilla e si chiama Elpidio Benedetti elpidio Benedetti è una figura molto complessa di quegli anni, è molto completa.

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Lui interagiva con artisti di primo livello ed era anche il assistente o Segretario del Primo ministro di Luigi, quattordicesimo, quindi ha una figura chiave nelle relazioni tra il papato e la monarchia francese.

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Questo sodalizio.

O decisivo per la nostra amata architetta e poté cimentarsi così nelle realizzazioni di pale d’altare, apparati decorativi elpidio, inoltre, era anche in stretto rapporto, come abbiamo detto prima, con alcuni dei più famosi maestri dell’epoca, come Gian Lorenzo Bernini, Pietro da Cortona, Andrea Sacchi e tanti altri.

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Grazie a lui plautilla poter affermarsi come un architetta, un evento talmente eccezionale da richiedere l’invenzione di un nuovo termine.

Che lei era la prima architetta professionista della nostra società occidentale e quindi mancava una parola che la potesse definire.

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C’erano solo architetti maschi e quindi fu coniato il nuovo termine di architettrice e un originale sostantivo fu apposto su un atto notarile relativo ai lavori che fece sul vascello per suggellare il riconoscimento ufficiale della donna in un settore.

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Artistico tradizionalmente riservato ai soli uomini, infatti, ad oggi lei rimane l’unico architetto donna dell’Europa preindustriale, della quale abbiamo notizie tra il 1662 e il 1663.

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Ebbero dunque inizio i lavori della sua opera più famosa, la Villa Benedetta fuori porta San Pancrazio detto il vascello, purtroppo distrutta nel 1849.

Durante l’assedio francese di Roma, in quel cantiere di quella Villa vi prestarono lavoro anche altri artisti come il Bernini, Cortona e il Grimaldi, ma era stata la nostra Plautilla a dirigere tutte le maestranze.

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La sua è stata una rivoluzione silenziosa, resa appunto possibile dall’incontro con un illuminato mecenate pronto ad offrirle una costante protezione.

Da qui in poi.

Mantilla divenne veramente una professionista delle arti.

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Tra i suoi incarichi più prestigiosi fu la realizzazione, appunto, come detto, della Villa Benedetti, chiamata poi il vascello che purtroppo, come abbiamo sentito, era venne distrutto proprio perché era una donna al comando del cantiere.

All’inizio dei lavori non si dimostrò dei più rosei.

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Il capocantiere infatti, non intendeva prendere ordini da una donna e minacciò di mollare il lavoro.

Ed ecco che quindi intervenne l’abate stesso.

E l’obbligo a firmare, alla presenza di un notaio, un atto in cui si impegnò formalmente ad obbedire a plautilla bricci.

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Ed ecco che questa misoginia del capo cantiere ha dato origine al primo termine di architetto.

Al femminile.

Infatti in questo atto notarile la plautilla viene definita nel contratto come l’architetto trice e non architetta e da qui abbiamo.

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Prima architetta professionista nel mondo occidentale, infatti in tale occasione, inoltre, la bricci non ricoprì solo il ruolo di architettrice, ma anche di pittrice.

Si occupò infatti anche delle decorazioni interne dell’edificio, realizzando numerosi affreschi, oltre a un dipinto a olio per la Cappella del palazzo con soggetto l’assunzione della vergine, le volte delle tre gallerie che progetto per il piano nobile del palazzo, ornate da specchi, trofei con pavimenti in maiolica.

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Banca e nera vennero decorate dagli affreschi Di Pietro da Cortona, Grimaldi, Allegrini tra il 1671 e il 1680.

La nostra plautilla si occupò interamente della progettazione della Cappella di San Luigi presso la chiesa di San Luigi dei francesi, sempre per l’abate Benedetti Cappella nota, è stra visitata da tutti i turisti per la presenza dei quadri del Caravaggio e che ignorano la storia che si sta nella Cappella.

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Accanto, successivamente alla realizzazione di questa Cappella alla nostra Architettrice vennero commissionati altri lavori come stendardi in cui si rappresentava il martirio di San Giovanni, oppure altri quadri con la Madonna del Rosario.

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Insomma, era una professionista affermata fino a quando morì, nel 1690, l’abate Benedetti, che per suo testamento li lasciò una casa a Trastevere.

Però la sua pupilla poté godere solo per poco tempo, infatti, quando anche suo fratello Basilio Mori deciderà di trasferirsi nel monastero di Santa Margherita in Trastevere, dove resterà fino alla fine dei suoi giorni praticamente in pensione.

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Quanto dovremmo aspettare per trovare una seconda donna architetta in Italia?

Ve lo dico subito, è talmente raro trovare degli architetti nella storiografia occidentale che dovremmo aspettare fino al 1925, quando la mitica Elena Luzzato che ha un primato che nessun’altra architetto italiana potrà mai togliere, è stata la prima donna a laurearsi in architettura in Italia.

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Lei è nata invece che a Roma, come plautilla ad Ancona nel 1900 e nutrita da una grande passione, insolita per le donne di quell’epoca, iniziò a studiare architettura e si laureò con una tesi su un progetto sul lago di Como.

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Era figlia d’arte perché già sua madre praticava la professione, ma non aveva un titolo ufficiale e si sarebbe poi laureata due anni dopo la laurea di sua figlia.

Bene Elena.

Tuzzato ha lavorato molto per il Comune di Roma, ma da dipendente gli stava stretto la sua professione e quindi si licenziò.

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E come plautilla iniziò a lavorare, a realizzare edifici razionalisti in piena epoca fascista, sapendo benissimo che l’opinione degli uomini verso le donne in quegli anni era che l’architettura non era fatta per le donne, da Elena Luzzato in poi, le donne iniziarono a studiare architettura.

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Laurearsi e a progettare grandi edifici fino ai giorni nostri come Gae Aulenti, Zaha Hadid, Kazuyo Sejima e Julia Morgan.

Insomma, dopo di queste donne pioniere nell’architettura, avremmo un sacco di edifici destinati a diventare immortali come la loro fama.

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